La nuova Nato, che ora combatte gli autocrati, Cina compresa, cede ad Erdogan e tradisce i curdi. Draghi torna a Roma per una quasi crisi di governo. La Francia nega di nuovo gli ex terroristi
È ufficiale: il popolo curdo, così cruciale nella battaglia contro l’Isis, viene ancora una volta tradito e sacrificato dall’Occidente. Sta scritto nero su bianco nel Memorandum firmato da Turchia, Svezia e Finlandia. È il capolavoro del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, le cui foto soddisfatte sono oggi sulle prime pagine di tutti i giornali occidentali. È lui, il sultano turco, ad essere diventato l’uomo chiave della nuova Nato, sorta a Madrid. L’Alleanza atlantica ha un dichiarato nuovo “concetto strategico”. “Concetto” che divide ancora il mondo in due grandi zone d’influenza: Occidente e Oriente. I nemici sono anzitutto la Russia ma anche la Cina. Le democrazie contro le autocrazie. L’ironia del destino vuole però che sia proprio un autocrate come Erdogan l’alleato chiave in questa Alleanza. Un alleato che non ha mai aderito alle sanzioni economiche contro Mosca, che non partecipa alla Ue, che anzi ama lasciare sul divano Ursula von Der Leyen, quando si reca in visita ufficiale a Istanbul. Per non parlare di quello che ha commesso, soprattutto ai danni dell’Italia, in Libia. Dunque, proprio nel momento in cui è più forte la propaganda occidentalista che giustifica il prolungamento della guerra “fino alla distruzione di Putin”, ecco il tradimento dei diritti dei curdi, abbandonati al loro destino di persecuzione. In ballo ci sono anche pesanti interessi sugli armamenti, come scrive oggi Alberto Negri sul Manifesto: “Il Sultano si potrà vantare di avere portato Svezia e Finlandia nella Nato rendendole ai suoi occhi alleati «ragionevoli» – allo stesso tempo è in trattative con Washington per una nuova partita di caccia F-16 e forse gli Stati Uniti gli sbloccheranno pure gli F-35, se rinuncia ad altre forniture di batterie antimissile S-400 di Mosca”.