Ok turco all’ingresso di Svezia e Finlandia. Da oggi a Madrid l’alleanza lancia una nuova strategia: contro Russia e Cina. Liti fra 5 Stelle e nel centro destra. Altra strage di migranti in un Tir
È il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan a mettere un sigillo preventivo alla nuova, aggressiva e allargata Nato, che da oggi si riunisce in un vertice a Madrid. Erdogan ha infatti dato il via libera all’ingresso di Svezia e Finlandia nell’alleanza, dopo aver trattato per settimane. Nessuno pensava che la Turchia potesse davvero tener duro nel negare l’ingresso ai Paesi nordici, ma colpisce la capacità autonoma di questo Paese di interpretare solidarietà e alleanze. La Turchia non aderisce alle sanzioni economiche contro Mosca (come non aderisce Israele, che è pure garante del mondo occidentale in Medio Oriente) e non è nell’Unione Europea. Tuttavia sembra condizionare, complessivamente ben più dell’Europa, le mosse dell’Occidente. È simbolico il memorandum firmato alla vigilia di un vertice, che gli Stati Uniti hanno l’ambizione di considerare storico, perché potrebbe cambiare la missione strategica della stessa Nato. Cambiamento che si tradurrà certamente in una maggiore spesa militare per rafforzare il rinnovato fronte dell’est Europa e dei Balcani, ma coinvolgerà anche nuove iniziative nel fronte Sud (oggi La Stampa scrive che l’Italia darà 10 mila soldati in più per questo) e nel Pacifico, se è vero che oltre alla Russia, sarà la Cina il nuovo grande nemico della Nato.
Quanto al conflitto in Ucraina, il G7 si è concluso con la promessa dei Grandi di appoggiare fino in fondo Volodymyr Zelensky e di lasciare a lui i termini di un eventuale possibile compromesso con i russi. Compromesso che allo stato non è neanche lontanamente ipotizzabile. Sia La Stampa che il Corriere della Sera (La Versione riporta quest’ultimo) oggi raccontano che esistono però a Washington forti dubbi fra gli esperti militari. La Cnn in particolare ha riferito di tre considerazioni rimbalzate dal Pentagono: “1) È difficile che la resistenza riesca a conquistare i territori perduti. 2) Zelensky dovrà ridefinire il suo concetto di vittoria: lui ha sempre detto di non essere disposto a cedere un millimetro della propria nazione. 3) Sembra irrealistico che l’Ucraina possa tornare a essere quella dei confini del 24 febbraio”. L’Europa è tagliata fuori dal dibattito. Dobbiamo forse sperare in Erdogan?
Ci sono due fronti che animano le discussioni nella politica italiana. Il primo è lo scontro all’interno del Movimento 5 Stelle, acuito dalla discesa a Roma di Beppe Grillo che ha alternato clamorosi No (No all’uscita dal governo, No alle deroghe sul doppio mandato) a piccole concessioni e affettuosità nei confronti di Giuseppe Conte. Che cosa faranno i 5 S? Lasceranno il governo? E manderanno mai a casa la classe dirigente attuale, che ha già fatto due mandati? L’altro fronte è quello del centro destra. Giorgia Meloni è molto aggressiva e vorrebbe un vertice risolutivo, critica apertamente Forza Italia e Flavio Tosi per il caso Verona. Silvio Berlusconi si propone ancora come federatore della coalizione.
Intanto oggi approda alla Camera, nel pomeriggio, la legge sullo Ius scholae. A proposito di migranti, dopo la strage di Melilla, per cui l’Onu chiede un’inchiesta indipendente, ieri nuova tragedia: in un Tir nel Texas sono state trovate morte 50 persone. Non si ha notizia che se ne siano occupati, finora, i grandi della terra.