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Guido Crosetto parla al posto di una silente e prudente Giorgia Meloni. Letta lascia la segreteria del Pd. Salvini invece non molla. La Ue ci proroga il Bilancio. Ma la crisi incalza. Il toto ministri

I partiti provano a metabolizzare il voto, col fardello di risultati in alcuni casi paradossali. I difetti della legge elettorale si sono combinati con il taglio dei parlamentari e le storture risultano palesi. Il Pd che ha ottenuto il doppio dei voti della Lega rischia di avere meno rappresentanti in Parlamento del Carroccio. Forza Italia ha 45 eletti alla Camera, e 18 al Senato con l’8% dei suffragi. Azione-Italia Viva con il 7,73% dei voti ottiene 25 seggi alla Camera, 9 al Senato, la metà. In entrambi questi confronti pesa la scelta secca dei collegi uninominali: più larga è l’alleanza, più eletti si portano a casa. Ma non è possibile che il premio di maggioranza sovverta così tanto i termini del consenso popolare. È una legge proprio da rivedere. Sembra una truffa di palazzo. Lo scrive anche la Verità, non il Manifesto.

Quanto alla politica, Giorgia Meloni ha davanti ora l’impresa più ardua: governare. Lo dovrà fare con due alleati che restano distanti su tante questioni ma avendo la possibilità di proporre al Capo dello Stato i suoi ministri. L’unico nome certo sembra quello di Guido Crosetto, sanguigno imprenditore del Nord. Le scelte di Viminale (per Salvini) e di Farnesina (per Tajani) non sembrano all’altezza. Anche se pare che il capo della Lega (alle prese con notevoli critiche interne) voglia a tutti i costi fare il Ministro degli Interni. Per ora, i mercati hanno reagito bene al successo elettorale di Fratelli d’Italia. Agli investitori piace la stabilità e qui la vittoria è netta, numericamente salda. Più sospeso appare almeno per ora il giudizio sulla politica estera e sui rapporti con l’Europa. Basta dare un’occhiata alla stampa straniera. Vedremo.

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