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lunedì 6 Maggio 2024 - 08:37
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IL PAPA PARLA ALLA STAMPA TORNANDO A ROMA

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Durissimo sull’aborto, a ruota libera su Covid e vaccini, esplicito su Orbán. Papa Francesco parla con i giornalisti rientrando in Vaticano. Domenico Agasso inviato della Stampa riferisce dal volo papale.

«Bene le unioni civili per i gay, ma il matrimonio è un’altra cosa: è un sacramento tra un uomo e una donna». L’aborto? «È un omicidio», però i vescovi non conducano battaglie da politici, si comportino «da pastori». Sui vaccini «anche tra i cardinali ci sono negazionisti: e uno di questi è ricoverato col Covid». Con Viktor Orbán «non si è parlato di immigrazione, ma di ecologia», e l’interlocutore principale non è stato il premier, «ma il presidente ungherese». L’ultimo aereo Alitalia ad accompagnare un Pontefice, il 171esimo della Compagnia con un Papa, ha da poco sorvolato il Danubio quando Francesco si presenta ai giornalisti. Allegro e in forma come è stato in questi giorni di viaggio a Budapest e in Slovacchia, due mesi dopo l’operazione al colon, sulla quale scherza: «Non è stata una cosa estetica». Santità, la famiglia: ne ha parlato con le autorità ungheresi, e da Strasburgo è arrivata la notizia di una risoluzione del Parlamento europeo che invita a riconoscere i matrimoni omosessuali e relativi rapporti di genitorialità. Qual è il suo pensiero? «Il matrimonio è un sacramento, la Chiesa non ha potere di cambiare i sacramenti così come il Signore li ha istituiti. Ci sono leggi che cercano di aiutare le situazioni di tanta gente che ha un orientamento sessuale diverso. È questo è importante, che si aiuti la gente, ma senza imporre cose che, per loro natura, nella Chiesa non vanno. Se una coppia omosessuale vuole vivere insieme, gli Stati hanno la possibilità civilmente di sostenerla, di dare loro sicurezza di eredità, salute. Però il matrimonio è matrimonio. Questo non vuol dire condannarli (i gay, ndr), sono fratelli e sorelle nostri, dobbiamo accompagnarli. C’è per esempio la legge francese sui Pacs, senza però che questo abbia a che vedere con le nozze omosessuali: possono usarli ma il matrimonio come sacramento è uomo-donna. Dobbiamo rispettare tutti – il Signore è buono e salverà tutti, il Signore vuole la salvezza di tutti – ma per favore non bisogna che la Chiesa rinneghi la sua verità». Negli Usa c’è stata tra i vescovi una discussione sul dare la comunione ai politici che hanno sostenuto le leggi sull’aborto e ci sono presuli che vogliono negare la comunione a Joe Biden. Lei che cosa pensa? «L’aborto è più di un problema, è un omicidio, chi fa un aborto uccide. Prendete un qualsiasi libro di embriologia per studenti di medicina. La terza settimana dal concepimento, tutti gli organi stanno già lì, tutti, anche il Dna… È una vita umana! Questa vita umana va rispettata, questo principio è così chiaro! A chi non può capire, farei questa domanda: è giusto uccidere una vita umana per risolvere un problema? È giusto assumere un sicario per uccidere una vita umana? Scientificamente è una vita umana. È per questo che la Chiesa è così dura su questo argomento, perché se accettasse questo è come se accettasse l’omicidio quotidiano. Adesso passiamo alla persona che non può fare la comunione. Il problema non è teologico, è pastorale: come noi vescovi gestiamo pastoralmente questo principio e, se noi guardiamo la storia della Chiesa, vedremo che ogni volta che i vescovi hanno gestito non come pastori un problema si sono schierati sul versante politico. Cosa deve fare il pastore? Essere pastore, non andare condannando. Ma anche il pastore degli scomunicati? Sì. E lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Degli Stati Uniti non conosco bene i dettagli, do il principio. Lei mi può dire: se lei è vicino, tenero, compassionevole, la darebbe la comunione? È un’ipotesi, il pastore sa che fare. Ma se esce dalla pastoralità della Chiesa immediatamente diventa un politico. Se lei mi dice: ma si può dare o non si può dare? È casistica, quello che lo dicano i teologi. Poi il pastore risolve le cose come lo Spirito indica». Lei dice che vaccinarsi è un atto d’amore, ma ci sono stati diversi approcci anche nelle diocesi. Come riconciliarsi? «È un po’ strano perché l’umanità ha una storia di amicizia con i vaccini: il morbillo, la poliomielite… Forse questa virulenza è dovuta all’incertezza, non solo della pandemia. C’è la diversità dei vaccini e anche la fama di alcuni vaccini che sono un po’ di più di acqua distillata e questo ha creato una paura. Altri che dicono che è un pericolo perché affermano che col vaccino ti entra il virus dentro. Anche nel Collegio cardinalizio ci sono alcuni negazionisti e uno di questi, poveretto, è ricoverato con il virus (Raymond Leo Burke, considerato il principale oppositore di Bergoglio, ndr). Ironia della vita. Non so spiegarlo bene, alcuni dicono perché i vaccini non sono sufficientemente sperimentati. In Vaticano sono tutti vaccinati tranne un piccolo gruppetto che si sta studiando come aiutare». Lei si è riunito con Orbán, con cui ha chiare divergenze. Come è andata? Ha toccato il tema migranti? «In visita da me è venuto il presidente (Janos Ader, ndr), con il primo ministro Orbán e con il vice primo ministro. Ha parlato il presidente. Il primo tema è stata l’ecologia. Poi mi sono informato sulla media dell’età nel Paese, perché in generale sono preoccupato dell’inverno demografico. Come si risolve? Il presidente mi ha spiegato la legge che loro hanno per aiutare le coppie giovani a sposarsi, ad avere figli. Interessante. A quel punto il primo ministro e il vice hanno aggiunto qualcosa su come funziona questa legge. Sull’immigrazione, niente».

La scrittrice ebrea Edith Bruck, attraverso Stefano Paci di Sky, ha scritto al Papa, ringraziandolo per quello che ha detto sull’antisemitismo in Europa. La notizia è da Avvenire:

«Grazie per le sue parole sull’antisemitismo! Oggi sono più che attuali che mai». Così Edith Bruck, la scrittrice ebrea sopravvissuta ad Auschwitz dove fu internata a 13 anni, nel messaggio inviato al Papa e consegnato al Pontefice sull’aereo di ritorno a Roma dal vaticanista di SkyTg24 Stefano Maria Paci. Al centro del breve testo gli interventi di Francesco durante la visita in Ungheria e Slovacchia. «Amato papa Francesco – scrive Bruck – le sue parole sull’antisemitismo mai sradicato oggi sono più che mai attuali non solo nei Paesi che sta visitando ma in tutta l’Europa. Spero che la sua visita abbia qualche effetto positivo. Carissimo papa Francesco – aggiunge la scrittrice -, le sue parole fondamentali non possono lasciare indifferenti nessuno in quel luoghi dove dominava il male. Iddio accompagni ogni suo passo di pace, di convivenza e apra i cuori, le coscienze ancora poco limpide! Io spero che la sua voce e il calore che emana raggiunga e tocchi, risvegli quel buono che c’è in ognuno. A volte anche nel buio più profondo si fa strada la luce. Io lo so e perciò vivo e spero. Dai miei amici ungheresi ho saputo che lei ha lasciato una scia di amore». Bruck è la scrittrice, finalista quest’ anno del Premio Strega, vincitrice del Premio Strega Giovani con il “Il pane perduto” che Francesco era andato a visitare nella sua casa di Roma a febbraio. Proprio sul viaggio del Papa, Avvenire l’ha intervistata martedì scorso».

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